Il settore della vinificazione è uno dei più produttivi al mondo e quindi genera anche grandi quantità di sottoprodotti ad alto impatto ambientale. Da circa un decennio le normative governative promuovono alternative industriali basate su processi di produzione sostenibili. Di conseguenza, diversi studi hanno concentrato la loro attenzione sul riutilizzo dei sottoprodotti dell'uva nella filiera agroalimentare. I tralci di vite, i raspi e le fecce di vino, sebbene prodotti in misura minore rispetto alla vinaccia, hanno ricevuto sempre più attenzione per le loro applicazioni nel settore alimentare, poiché sono una buona fonte di composti funzionali e bioattivi (sostanza organica, polifenoli, azoto, macro- e microelementi), ma sono scarsi gli studi focalizzati su una chiusura in toto della filiera viti-enologica in un'ottica di economia circolare.
L’obiettivo generale del Progetto Uva Pretiosa è quello di ottimizzare lo sfruttamento delle materie prime prodotte in vigna, secondo uno schema circolare che consente di valorizzare le componenti nobili dei sottoprodotti e di rimettere in gioco gli scarti finali per produrre energia, restituendoli, infine, alla vite sotto forma di nutrimento, per migliorare la struttura del suolo e il contenuto in sostanza organica.
Ad introdurre il webinar è stato Federico Cerelli, Enologo dell'azienda Castello di Gabbiano, capo fila del gruppo operativo Uva Pretiosa. Ci ha spiegato come si è arrivato al biodigestato partendo dal processo aziendale
L'azienda Castello di Gabbiano ha 160 ettari di proprietà di cui circa 100 di Chianti Classico e fa parte del gruppo Treasury Wine Estate con sede in Australia, proprietaria di altre realtà produttive in USA, Nuova Zelanda ed Australia. Alcuni dei marchi del gruppo, oltre al Castello di Gabbiano. sono Penfolds, Beringer, Matua e Sterling.
Sono intervenuti Giovan Battista Mattii, Professore di Viticoltura nel corso di laurea in Viticoltura ed Enologia dell’Università degli Studi di Firenze ed Eleonora Cataldo, dottoranda XXXVI ciclo presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari Ambientali e Forestali (DAGRI) dell'Università degli Studi di Firenze.
Giovan Battista Mattii ha illustrato i concetti generici legati all'uso del biodigestato per migliorare l’efficienza del vigneto mentre Eleonora Cataldo ha presentato i risultati del progetto.
La sperimentazione ha previsto 4 trattamenti (ciascuno a file alterne con inerbimento secondo uno schema randomizzato), allestiti in 3 differenti vigneti: digestato interrato, digestato in copertura, tecnica aziendale (concime minerale in pellet) oltre al tale quale.
I trattamenti con digestato hanno mostrato interessanti risultati, illustrati nel corso del webinar di cui troverete la registrazione a fine articolo.
Maggiori informazioni sui relatori:
Giovan Battista Mattii si laurea in Scienze Agrarie nel 1984 presso la facoltà di Agraria dell’Università di Firenze, dove inizia subito la sua carriera accademica, prima come dottorando di ricerca (consegue il dottorato nel 1989), poi come ricercatore e successivamente come professore. Attualmente insegna Viticoltura nel corso di laurea in Viticoltura ed Enologia. E’ autore di circa 150 pubblicazioni su riviste di settore.
Eleonora Cataldo. Dottoranda XXXVI ciclo presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari Ambientali e Forestali (DAGRI) dell'Università degli Studi di Firenze. Laurea magistrale con lode in Scienze e tecnologie agrarie curriculum “Produzioni vegetali di pregio” all'Università degli Studi di Firenze e conseguito Esame di Stato di abilitazione all’esercizio della professione di Dottore Agronomo e Dottore Forestale Sezione A. Vincitrice di 3 Borse di Studio e 2 Assegni di Ricerca presso l’Università degli Studi di Firenze (collaborazione dal 2015 ad oggi nel settore della Viticoltura). Autrice di pubblicazioni internazionali di cui troverete la lista allegata a quest'articolo.